Il concorso a premi per le scuole
Il Centro indice, ormai da diversi anni, in concomitanza con l’organizzazione di un Convegno tematico, un Concorso a premi per gli alunni di tutte le Scuole di Marsala.
Concorso scuole 2003
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Concorso scuole 2008
Nell’ occasione del Convegno
GARIBALDI E SPINELLI: DUE GRANDI ITALIANI PER L’EUROPAil Centro ha indetto un Concorso riservato agli studenti che frequentavano le due ultime classi del Liceo Classico “Giovanni XXIII” e del Liceo Scientifico “Pietro Ruggieri”, scuole che hanno dato la loro adesione e disponibilità all’iniziativa.
Il concorso ha richiesto lo svolgimento di un elaborato sul tema del convegno.
I vincitori, SILVIO ISIDORO BERTINI, CLAUDIO CANNONE, MASSIMO DE VITA, EUGENIO RALLO, sono stati premiati con un viaggio a Roma, di tre giorni, e visita, tra l’altro, al Parlamento e al Quirinale.
Gli alunni DOMENICO ERRERA, SEBASTIANO FALCO, FRANCA MARIA GENNA, CHIARA GRAMMATICO, LIDIA MEZZAPELLE, ELISA PIPITONE, IRENE TUMBARELLO sono stati premiati con buoni per acquisto libri.
A tutti i partecipanti è stato consegnato un “attestato”.
Gli elaborati premiati:
SILVIO ISIDORO BERTINI - Liceo Classico “Giovanni XXIII”< Non le vedi, non le tocchi, ma le vivi senza tregua per quell’ incoercibile spirito di libertà che emanano e si annidano nel pluralismo dei valori, sino a contribuire, nel corso dei secoli, alla nascita del diritto moderno. Parlo delle idee la cui forza eversiva ha contribuito a far nascere in Europa uno spirito costituzionalista con la Rivoluzione inglese, nel secolo XVII, e la Rivoluzione americana e francese , nel secolo XVIII, spazzando così ogni residuo di ingerenza di carattere divino dal diritto stesso. Ma tutto questo è avvenuto dopo estenuanti guerre di religione, dove l’intolleranza e la violenza regnavano, perché derivate, secondo Hobbes, dallo stato di natura dell’uomo caratterizzato dall’ egoismo e dal “bellum omnium contra omnes” nel quale “homo homini lupus”. Invece il modello di Stato e di convivenza civile nasce insieme all’idea di “tolleranza” supportata dall’idea di “uguaglianza”. Se la promozione dei diritti umani è il fondamento per l’affermazione della giustizia sociale, allora l’Europa – nel corso dei secoli – è stata da esempio, poiché ha mostrato come è possibile uscire dal “sonno della ragione”. L’uomo europeo ha sempre vissuto una sorta di tensione politica e morale che lo ha spinto a superare l’insuperabile ed a conciliare l’inconciliabile. Ed è proprio questo “spirito europeo” che ha portato l’Europa fuori dalla catastrofe della Seconda Guerra Mondiale. Per questo, ecco che nel 1946, a Ginevra, si sono riuniti uomini intellettuali e politici, ognuno con il proprio bagaglio culturale, per cercare di dare un’idea di Europa, come vera e propria realtà: tutti furono pienamente d’accordo nel dire che lo “spirito europeo” è “spirito di verità” e quindi “spirito di libertà”, grazie all’influenza dei grandi filosofi della Grecia. Ovviamente questo “spirito europeo” si riferisce alla dignità della persona umana. Mi fa riflettere che cento anni prima del Congresso di Ginevra, proprio a Ginevra, Giuseppe Garibaldi, in vesti di generale, partecipò il 9 settembre al Congresso della Pace nel quale fu presentato un documento nel quale si mettevano per iscritto quelli che dovevano essere i nuclei essenziali dell’ uomo come persona umana. E partendo dall’uomo si andava delineando l’ideale di costruire un’Europa libera ed unita.
Il processo di unificazione europea è stato molto difficile, sebbene vi fossero politici che si sono battuti affinché l’idea diventasse realtà. E’ proprio questo processo di unificazione dei paesi d’Europa, iniziato con prime forme di cooperazioni economiche (Ceca, Mec,Euratom) e politiche (trattati di Maastricht, Lisbona) sembrò realizzare gli ideali politici che dovevano essere suggellati dalla redazione di una Costituzione Europea che attualmente langue sotto forma di trattato. Occorre, dunque, “disinfettare l’Europa dai significati che non ha” ha ammonito Barbara Spinelli, figlia del grande Altiero, durante un incontro con alcuni giovani di Torino, nel 2004, in una intervista rilasciata a “La Stampa”. Disinfettare l’Europa, quindi, che esprime qualcosa che non esiste, che ha caratteristiche ed elementi di questa non-Europa, priva di coscienza europea. Una illusione di Europa, magari sviluppata in settori quali l’agricoltura, il mercato, la moneta, ma poco consapevole nei grandi valori. Eppure l’ idea di una Europa libera ed unita è ben presente e viva in ciascuno di noi: sia pure con diverse concezioni, stati, partiti, politici, cittadini auspicano la realizzazione di una Europa che è stata “anticipata” da uomini illuminati e lungimiranti che hanno, nella loro vita e con la loro opera, gettato il “seme”. Tra questi Garibaldi e Spinelli che, a distanza di un secolo, hanno lasciato segni forti, assoluti, radicali agli uomini dei nostri tempi. Non si può infatti dimenticare che il progetto europeista di Garibaldi si inserì nella realtà politica del suo tempo e come egli sostenne un realismo politico che si mostrerà valido negli anni. Egli seppe vedere, in una armonica concezione, principi di libertà, di democrazia, di fratellanza, di giustizia per il futuro di una grande Europa, caratterizzata dalla “pace” finale. La vita di Garibaldi è stata caratterizzata da un profondo spirito di umanità, animato da sentimenti di solidarietà, comprensione, indulgenza, tendenti al benessere ed al miglioramento dell’uomo, e con insofferenza nei confronti di qualsiasi tirannide e sopraffazione, insofferente agli intrighi ed ai compromessi della politica.
La vita di Garibaldi, la sua opera politica e militare, si possono considerare patrimonio sociale dell’Italia, dell’Europa, del mondo. Il mito di Garibaldi non è l’esaltazione delle sue gesta, la celebrazione dell’eroe, la trasfigurazione quasi fantastica del personaggio, ma ideologia presente nel contesto storico e politico, forza operante in ogni campo.
Il guerriero unì l’Italia; il pacifista l’indirizzò verso il federalismo europeo: due “azioni” che non si contraddicono, ma si amalgano e stanno insieme nell’ansia di assicurare la perfetta convivenza sociale e la pace tra i popoli.
La nazione libera nell’Europa unita: concetto che ritroviamo concretizzato, quasi perfettamente, in Altiero Spinelli, uno dei “padri” dell’Europa del Novecento. Celebrare il centesimo anno della nascita di quest’altro grande, è segno che l’unità europea con il federalismo è viva nella storia e nella cultura
del nostro continente.
Frase celebre di Spinelli è stata:”Un’ Europa unita e libera è premessa necessaria del fondamento della società moderna, di cui l’era totalitaria rappresenta un arresto”.
Il cosmopolitismo, caro a Garibaldi, lo ritroviamo con Spinelli, e soprattutto direi, il tema del federalismo. Il federalismo di Garibaldi è stato un messaggio vivo ed importante che il secolo liberale potesse dare per il nostro futuro. E per Spinelli lo stato federale, con fondamento la pacifica convivenza fra tutte le genti e tutti i popoli, avrebbe consentito agli individui di partecipare direttamente alle decisioni, senza limitazioni, ed aprire nuove strade più sicure; Spinelli perorava il federalismo cosmopolitico ed una coscienza sovranazionale.
L’ opera più importante di Altiero Spinelli, scritta con la collaborazione di Ernesto Rossi, è il “ Manifesto di Ventotene” che rappresenta sicuramente il caposaldo del federalismo, che è dottrina e movimento, tesi all’unione di due o più stati in una confederazione o in uno stato federale o in un organismo supernazionale; e per Spinelli tutta l’Europa era “un’ inevitabile realtà”.
Questi due grandi uomini furono nemici del nazionalismo imperialista, in nome di una federazione europea ritenuta unica garanzia per la convivenza pacifica di tutte i popoli. Proprio in Spinelli troviamo l’idea di Europa come coscienza europea che nasce soprattutto dall’educazione e dalla formazione umana, di cui la scuola è garante e referente; non c’è Europa, pertanto, senza cultura, intesa come consapevolezza intellettuale e morale di sé, del proprio ruolo, dei propri diritti e doveri, rispetto alla società ed all’umanità, Solo da un fondamento di valori, inteso e partecipato, può scaturire l’idea di Europa che si concretizza.
Ritengo che l’Europa è “un progetto per giovani” e i giovani, noi giovani, vogliamo l’Europa. >
CLAUDIO CANNONE - Liceo Scientifico “Pietro Ruggieri”< L’Unione Europea, realizzata ma non compiuta, è a metà tra una Confederazione (ossia un’ associazione di Stati che in base ad un trattato cooperano per raggiungere un comune obiettivo) o una Federazione (che dà vita ad uno Stato sovrannazionale che limita i poteri, in vari campi, degli stati nazionali componenti).Ma tutto quello che è stato fatto è frutto di sforzi, ancora attuali e presenti, nati da un sogno, l’ “Europa Unita” che fu anche di due grandi italiani: Giuseppe Garibaldi e Altiero Spinelli. Entrambi – nel periodo in cui hanno vissuto - hanno focalizzato il loro pensiero su un orizzonte “invisibile” alla mente dei più, ma non per loro che hanno saputo cogliere, con anticipo, una esigenza attuale per noi.
Sorprende il modo in cui Garibaldi abbia “profetizzato” una Confederazione Europea ottant’anni prima del “Manifesto del Federalismo Europeo”, meglio noto come “Manifesto di Ventotene (1941)”, cui hanno contribuito Altiero Spinelli, con Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni.
Garibaldi, per primo, ebbe grande merito nel leggere la realtà e seppe ben cogliere le istanze dei ceti meno abbienti del suo tempo, combattendo anche per l’emancipazione dei contadini, degli operai e delle donne. E volle essere soprattutto un “realizzatore concreto” delle idee in cui crede; nel “Memorandum alle Potenze d’Europa” del 1860, redatto poco prima di consegnare Napoli nelle mani di Vittorio Emanuele II, sottolinea l’ inutilità di conflitti tra Stati nazionali del vecchio continente che dissanguano i popoli, sprecano inutilmente risorse umane ed economiche, stremando i più poveri. A ciò si può porre rimedio e Garibaldi tiene bene a mente il messaggio di Kant, contenuto nel suo “Progetto per la Pace Perpetua”. Ove il filosofo auspica la “fioritura” di una unità politica internazionale. Allora la ricetta proposta da Garibaldi per risolvere la degenerante situazione europea non è altro che una Confederazione Europea, guidata dalla Francia e dall’Inghilterra (che avrebbero dovuto cessare le precedenti secolari ostilità); e non del tutto ottimista sul progetto, crede necessario creare un’apposita forza militare federale, pronta a frenare ogni tentativo di restaurazione di matrice nazionalista. Nato questo colosso – si chiede in modo retorico Garibaldi – chi mai oserebbe disturbare la sua quiete?
Ed i vantaggi per il popolo? Ovviamente la pace regnerebbe e tutto ciò che prima veniva usato per alimentare l’economia di guerra, ora verrebbe utilizzato per raddoppiare la crescita economica “di pace”.
Nel 1866 Garibaldi aderisce alla “Lega per la Pace”, fondata dall’italiano Umiltà, dal tedesco Goegg e dal francese La Monnier; l’anno successivo apre a Ginevra – come primo presidente onorario – il Congresso della Lega, auspicando che proprio il Congresso potesse diventare un arbitrato internazionale. Il concetto che principalmente esprime in quell’occasione è la “fratellanza” tra i popoli e tra le nazioni: universale dunque; l’influenza di Saint-Simon e della sua opera “Nuovo Cristianesimo” è evidente: questa è la religione che Garibaldi accetta senza riserve, religione di verità e ragione che il Congresso dovrebbe adottare.
Tra i punti del suo discorso c’è anche quello sul Papato, che ha spregiudicatamente esercitato un potere temporale che nulla ha che vedere con quello spirituale; lo Stato Pontificio si è comportato come un qualsiasi ducato o stato regionale: Garibaldi conclude poi il suo discorso con un’esaltazione della democrazia, specificando che la guerra che egli porta avanti è un mezzo il cui fine è la pace e l’Europa unita!
Per le sorti dell’Europa, altro grande italiano è stato Altiero Spinelli; il suo nome non ha diffusione e risonanza come quello di Garibaldi, ma il suo spendersi e sacrificarsi per tutta una vita a favore di una Europa prima inesistente, e poi ai primi passi nel momento della sua morte,non può e non deve essere dimenticato. La sue idee sono già più moderne di quelle di Garibaldi; Spinelli è considerato come il padre del federalismo europeista, da non confondere - come sottolinea il Presidente Napolitano - con il federalismo infranazionale le cui istanze nazionaliste travisano completamente ciò che Spinelli ha intuito in modo geniale. Egi ha dedicato la sua vita interamente ad un sogno, un’ Europa stabile, e dinanzi a sconfitte dolorose non si è mai arreso. Le sue radici ideologiche affondano, sin quando è giovanissimo, nel comunismo ed è attivo nel partito; ma quando Mussolini conquista il potere, egli aderisce fortemente all’antifascismo, mettendo da parte la sua “vena comunista”. Gli anni del fascismo sono anni durissimi per lui che viene messo in carcere e, una volta liberato, arbitrariamente inviato in esilio sull’isola laziale di Ventotene. Qui viene redatto il celebre “manifesto” nel quale, con altri collaboratori, propone come introduzione, un’ accuratissima analisi della società, dominata dai totalitarismi (primo fra tutti quello tedesco hitleriano), soggiogata al volere del più forte stremata dalle guerre cui la Società delle Nazioni (creata per la pace nel 1919, contemporaneamente ai trattati di Versailles) non aveva saputo porre alcun freno. Questo organismo si era rivelato, infatti, un fallimento, un “pupo” manovrato da potenze dominanti in Europa – Francia ed Inghilterra – strumento di vendetta nei confronti della Germania. Proprio questi intendi nazionalisti dovevano essere superati nel nome della democrazia e con la costruzione di un stato sovrannazionale, capace di decidere in ambito politico, militare (con la creazione di un esercito federale) ed economico e quindi monetario.
Come già detto da Garibaldi, il Papato, inteso come autorità esercitante il potere temporale, andava eliminato: di conseguenza andava rivisto il Concordato, fiore all’occhiello della politica fascista.
Il Manifesto viene diffuso clandestinamente e due anni dopo, nel 1943, nasce il “Movimento Federalista Europeo”, che cerca consensi fra i cittadini dei maggiori paesi europei, per una innovativa Costituzione europea che guarda, tra l’altro, al suffragio universale, all’abolizione della schiavitù, ecc., ecc.
Cura di Spinelli fu il non fare assumere al movimento una forma partitica, bensì di farlo muovere trasversalmente verso un ideale.
La prima bozza di Statuto e del 1951, per la quale Spinelli si batte sino al doloroso rifiuto della Francia nel 1954; Spinelli è però uomo forte e fiducioso, e con grande costanza riesce a portare avanti il suo progetto di un’Europa libera ed unita. La sua perseveranza viene premiata quando, nel 1984, il Parlamento Europeo approva una nuova bozza di Costituzione: Spinelli, felicissimo, pronuncia un discorso nel quale paragona il metodo adottato per riuscire nella sua riforma, alla maieutica di Socrate:”Sono stato l’ostetrica che ha aiutato questo Parlamento a far nascere questo bambino. Ora tocca ad esso farlo restare in vita”. Queste le ultime parole di Spinelli, in lotta contro un grave male, che risuonano come un testamento spirituale.
Garibaldi e Spinelli, due grandi personaggi europeisti, di spessore internazionale. Due pensatori italiani che hanno anticipato ciò che ancora oggi, in parte, è purtroppo utopia. Garibaldi ha sicuramente immaginato una Confederazione in progresso verso un ordinamento federativo; più vicine allo “stilo federativo” sono le idee più moderne di Altiero Spinelli. Il loro insegnamento, altamente morale, dona speranza a tutti coloro che si mostrano perseveranti nel credere in un ideale europeista, sebbene, a tratti, sembra essere irrealizzabile.>
MASSIMO DE VITA - Liceo Scientifico “Pietro Ruggieri”
< Il 29 ottobre 2004 è una data importante per la storia europea: a Roma i capi di stato e di governo dei venticinque paesi dell’Unione Europea hanno firmato la prima Costituzione Europea. Questo evento, oltre a segnare la nascita di una Europa politica, segna il realizzarsi di un sogno di chi, fin dai primi anni ’50, ha lavorato per una unione politica oltre che economica. Come in un cantiere, i lavori per la realizzazione di una “vera” Unione Europea non sono terminati e non lo saranno per molti anni ancora.
Ma di tutto quello che per l’Europa è stato fatto e sarà fatto nel futuro, gran merito dovrà esser dato a due italiani: Giuseppe Garibaldi ed Alterio Spinelli. Cosa ha legato due personalità diverse, in due periodi diversi, visto che quasi un secolo intercorre tra i due? Intanto muove entrambi uno spirito battagliero e guerriero, che li ha portati, durante il corso della propria vita, a guardare ad un grande valore:la pace. Garibaldi l’ha perseguita con i fucili e le baionette, Spinelli con la diplomazia.
In tanti modi è possibile delineare la personalità di Garibaldi: eroe, patriota, soldato, guerrafondaio; incertezze ed anche un po’ di ombre e mistero vi sono nella sua vita. Come negare che egli sia stato autore di tante guerre, con sangue versato “nei due mondi”? Ma sarebbe grave errore definire una guerra di Garibaldi come una di Napoleone o Hitler: il suo fine di battaglia non era la conquista o il potere, ma la liberazione di popoli dominati. Lo ha fatto, con onore, sia in America che in Italia. Egli stesso affermava: “La guerra è lecita solo se è guerra di liberazione”. Noi conosciamo quali erano i suoi propositi, le sue intenzioni, i suoi scopi; sappiamo anche che nel tempo in cui combatteva era impossibile realizzarli. Ma possiamo dire che la pace di oggi (almeno quella che si riesce a mantenere) è anche merito suo, perché non ha lasciato solo fatti ed esempi, ma anche teorie ed idee, scritti e discordi. Il Garibaldi condottiero trascinatore di popoli, dopo gli anni ’60, diventa Garibaldi europeista; la conoscenza delle teorie sansimoniste, delle nuove idee socialiste e di Kant (il quale per una pace perpetua aspirava ad una formazione federale europea che fosse al di sopra di ogni singola nazione)lo convince della possibilità di poter diffondere tra gli uomini pace e benessere. E come Kant credeva nella realizzazione di un grandissimo sistema statale sovrannazionale che potesse regolare i rapporti fra popoli e nazioni nel rispetto dei diritti di tutti. Ma consapevolmente sapeva quanto era difficile riuscire, non perché non era sostenuto da altri uomini famosi, ma perché sapeva benissimo quanto temibili e contraddittori, con l’idea di Europa, erano i molti nazionalismi che si stavano diffondendo in diversi paesi, come Francia ed Inghilterra. Ma Garibaldi non mollava la presa: anzi il ricordo delle sue imprese militari ed i rapporti con le popolazioni da lui liberate, lo indussero ad inviare un “Memorandum” alle maggiori potenze europee affinché si facessero paladine dell’unificazione politica dell’Europa in una sola grande federazione; inoltre si rivolse direttamente a Francia ed Inghilterra esortandole ad essere protagoniste di una impresa che avrebbe assicurata la pace nel futuro; si rivolse anche a Bismarck, cancelliere della nazione tedesca che sarebbe diventata, da lì a poco, la più potente al mondo e che avrebbe cambiato, purtroppo in negativo, le sorti dell’ intera Europa.
L’intenzione di una Europa - che agisce al posto di tanti paesi in ambito politico, militare, economico; che elimina, anche fuori dell’Europa, qualsiasi tentazione di guerra,; che può realizzare un mercato economico comune mondiale – non rimase però isolata ed ebbe accoglienza da parte di italiani, inglesi, francesi, americani con la conseguente fondazione, nel 1866, della ”Lega per la Pace”, il primo movimento transazionale che si adoperò per riforme innovative per quei tempi, come il suffragio universale, l’abolizione della schiavitù, la libertà di parola, la costituzione repubblicana dei paesi europei ed altro ancora. E se Garibaldi fu eletto all’unanimità presidente della lega, questo spiega quanto egli fosse apprezzato. Ed i suoi propositi non caddero nel nulla, perché a distanza di quasi un secolo saranno ripresi da un altro grande italiano: Altiero Spinelli.
Egli rimane una delle figure “sconosciute” più importanti nell’ambito europeo. Garibaldi non riuscì nei suoi intenti, Spinelli sì. Per capire chi era Spinelli si può cominciare col dire quale furono le sue ultime parole pronunciate al Parlamento Europeo: “Mi sono limitato ad esercitare, come Socrate, l’arte della maieutica. Sono stato l’ostetrica che ha aiutato questo parlamento a far nascere questo bambino. Spinelli è davvero considerato il padre del federalismo europeo. Il suo percorso di vita, caratterizzato da sofferenze, privazioni, tanta dedizione e passione politica, diede a lui – come al suo “antenato” Garibaldi - la forza di credere sempre in un futuro vicino o lontano, negli Stati Uniti d’Europa. Garibaldi e Spinelli hanno combattuto una “Guerra di liberazione”, ma il secondo ha anche combattuto contro una devastante disgregazione umana che ha dato vita a due disastrose guerre mondiali. Proprio durante l’evolversi del secondo conflitto, Spinelli elaborò il documento che è stato definito “la carta dei diritti fondamentali” dell’ attuale Unione Europea: il Manifesto di Ventotene (1941). In esso Spinelli, insieme con Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni, sottolinea la perdita dei diritti fondamentali del cittadino che erano stati enunciati subito dopo la prima guerra mondiale. Approdando forzatamente all’isola di Ventotene, Spinelli non lasciava alle spalle solo l’ideologia comunista, cui aveva aderito fin da giovane per combattere il fascismo, ma anche l’ideologia del nazionalismo, perché aveva compreso che lo stato nazionale sovrano, autore di guerre disastrose e foriere di prevedibili conseguenze di odio e vendetta, non poteva assicurare un futuro orizzonte di pace e progresso. Nella fase più disperata della guerra, il Manifesto diffuse tra i i resistenti al nazifascismo l’ideale che il nuovo crinale tra conservazione e progresso passava tra coloro che si sarebbero impegnati per la costruzione di una federazione europea e coloro che avrebbero continuato a perseguire i valori di libertà e democrazia.
D’altra parte la Seconda Guerra mondiale ha notevolmente dimensionato, se non annullato, il potere dell’Europa nel mondo e tale mancanza ha creato una particolare sfera di tensione tra USA ed URSS. La volontà di Spinelli, ma anche di tanti altri politici, è stata anche quella di pervenire ad una forte e coesa forza europea da utilizzare non in atti militari, ma come principale garante della pace nel mondo. Dal 1943 al 1984, in un lungo viaggio contraddistinto da battaglie vinte e perse, Spinelli ottiene quello che Garibaldi aveva chiesto. Adesso è nostra speranza di vedere l’ Europa unita in una vera e propria federazione e nostro dovere difendere gli ideali che furono di Garibaldi e Spinelli.>
EUGENIO RALLO - Liceo Classico “Giovanni XXIII”
< Gli “Stati Uniti d’Europa”. Questo era l’ambizioso obiettivo che si erano proposto, per più di cento anni, due grandi italiani: Garibaldi e Spinelli.
Prima, Giuseppe Garibaldi, generale Eroe dei Due Mondi, repubblicano, anticlericale, democratico.
Poi, dopo un secolo, Altiero Spinelli, politico antifascista, antitotalitario, pacifista.
Entrambi con un carattere sicuramente rivoluzionario per i tempi in cui operano, entrambi con un’idea ben consapevole del termine “unificazione”, ben diversa dal significato che le si attribuisce oggi, intesa, cioè, quasi esclusivamente in senso economico, trascurando tanti altri aspetti che dovranno ancora essere realizzati.
Per capire meglio i grandi meriti attribuiti ai due italiani, vorrei accennare brevemente ad alcuni eventi storici di cui furono protagonisti.
Garibaldi entrò a far parte della “Giovine Italia” , associazione politica fondata dal rivoluzionario Giuseppe Mazzini, che aveva come scopo quello di unificare l’ Italia in una repubblica democratica. Pochi anni dopo fu esiliato, raggiunse il Sud America, dove con brillante azione militare liberò l’Uruguay dal regime assolutista che soffocava il paese. Ritornato in Italia, combatté sino a liberarla e consegnarla nelle mani del Re Vittorio Emanuele II. Così nasceva l’Italia Unita, e subito dopo Garibaldi scrutava il futuro nell’auspicio di una Europa unita.
Altiero Spinelli, vissuto in un periodo in cui l’Italia era unita ma in gravissime difficoltà (dittatura e guerra), guardò all’Europa. Famoso è il documento “Per una Europa libera e unita” altrimenti meglio conosciuto come “Manifesto di Ventotene”. Con esso Spinelli propugna ideali di unificazione dell’ Europa in senso federale, perché si rese conto che era necessario creare una nuova forza pericola, esterna ai partiti tradizionali che apparivano troppo impegnati nella lotta nazionale ed incapaci di rispondere in modo efficiente alle esigenze internazionali.
Il “Manifesto di Ventotene” fu tradotto in partito: dagli ideali su cui esso si basava, nacque il Movimento Federalista Europeo, cui Spinelli fu appunto il fondatore. Ad accumunare Garibaldi e Spinelli, pertanto, sono questi principi comuni di unificare pacificamente i popoli europei.
Fu dopo la Seconda Guerra Mondiale che nacque la prima istituzione europea, prettamente economica, destinata nel tempo ad ampliarsi nei paesi e negli interessi; oggi questa Unione Europea conta circa venticinque paesi, di cui quindici godono anche di un sistema monetario unico. Fatto molto rilevante, dalla sua nascita non si sono più verificati conflitti bellici all’interno del continente.
Per quanto questo organismo abbia adempiuto ai suoi scopi, purtroppo non è stato risolutore di tutte le difficoltà e degli ostacoli che si frappongono alla convivenza civile dei popoli. Ad esempio sono stati controllati i conflitti degli stati membri, ma non quelli di altri stati europei (guerra del Kossovo). Permangono, peraltro le differenze economiche che talvolta sono abissali (Germania e Cipro); notevoli sono spesso anche le differenze culturali, speso dentro una stessa nazione (in Italia, il divario tra Nord e Sud).
Alla luce di questi esempi, Garibaldi e Spinelli sarebbero contenti? Forse entrambi direbbero che aspiravano ad altro nell’ auspicare una “Nazione Europea”, ma che comunque …. si è sulla buona strada.>